lunedì 3 novembre 2008

il nostro suono è un battito

datemi parole ermetiche, discorsi incomprensibili
sarà un sollievo non capire più niente
sapere che la retorica diventa pura estetica
e non c'è un reale intento comunicativo
datemi un discorso di parole fluttuanti
di neuroni disconnessi, di sinapsi folgorate
un cerchio senza capo né coda, un percorso vano
senza meta né significato
mi sentirò sollevata allora
da quest'incarico impietoso
di decodificare il mondo, come se ne avesse bisogno
di trovare il filo del racconto dove invece nessuno scrittore
ha mai messo mano
dove i costruttori di senso non hanno mai posto una singola pietra
e sarà bellissimo apprendere il nulla
sapendo che finalmente è di nulla che si parla
e che le parole sono strane bestie i cui versi
riempiono l'aria di una sinfonia celeste, meravigliosa
e idiota.

2 commenti:

Clyo ha detto...

Eccoti l'Ingegnere:
Sosteneva, fra l’altro, che le inopinate catastrofi non sono mai la conseguenza o l’effetto che dir si voglia d’un unico motivo, d’una causa al singolare: ma sono come un vortice, un punto di depressione ciclonica nella coscienza del mondo, verso cui hanno cospirato tutta una molteplicità di causali convergenti. Diceva anche nodo o groviglio, o garbuglio, o gnommero, che alla romana vuol dire gomitolo. Ma il termine giuridico «le causali, la causale» gli sfuggiva preferentemente di bocca: quasi contro sua voglia. L’opinione che bisognasse «riformare in noi il senso della categoria di causa» quale avevamo dai filosofi, da Aristotele o da Emmanuele Kant, e sostituire alla causa le cause era in lui una opinione centrale e persistente: una fissazione, quasi […]. La causale apparente, la causale principe, era sì, una. Ma il fattaccio era l’effetto di tutta una rosa di causali che gli eran soffiate addosso a molinello (come i sedici venti della rosa dei venti, quando s’avviluppano a tromba in una depressione ciclonica) e avevano finito per strizzare nel vortice del delitto la debilitata «ragione del mondo». Come si torce il collo a un pollo.

GiuPor ha detto...

Questi versi fanno riflettere.
E poche persone riescono a far riflettere. E senza volerlo.

Poi figuriamoci in un blog...

Dove le frasette si sprecano "love di qua, love di la, ecc."